Questo sito web utilizza i cookies per gestire l'autenticazione, la navigazione, e altre funzioni, utilizzandolo tu accetti l'uso dei cookies sul tuo dispositivo.

View e-Privacy Directive Documents

Hai disabilitato i cookies. Questa decisione può essere modificata.

Hai acconsentito all'utilizzo dei cookies sul tuo dispositivo. Questa decisione può essere modificata.

Settembre
28
2015

Presentazione di "Calabria ti odio"

Scritto da c.s.o.a. Angelina Cartella

L'INIZIATIVA PREVISTA PER OGGI E' RINVIATA A DATA DA DESTINARSI! CI SCUSIAMO PER L'INCONVENIENTE!

Sabato 10 ottobre dalle ore 18.00 al c.s.o.a. Angelina Cartella
presentazione del libro
CALABRIA TI ODIO
incontro con l'autore, Francesco CIRILLO, e con Claudio DIONESALVI, giornalista e scrittore

Attraverso 50 storie, Francesco Cirillo scandaglia tutta la regione e ne tira fuori storie maledette, storie belle e d’amore. La Calabria che tutti vorremmo amare e che invece odiamo per l’indole sottomessa del popolo calabrese, per i poteri forti che controllano tutto dalla massoneria, ai partiti politici, alle amministrazioni.
E’ un affresco della Calabria come non è stata mai raccontata.
50 storie di persone che hanno scelto di vivere in Calabria, in luoghi bellissimi e distrutti, innamoramenti che al contrario spingono a restare in una terra difficile.
50 storie di vittime e di eroici Don Chisciotte, dagli operai della Marlane a Antonella Politano di Paola e la sua famiglia totalmente decimata dai tumori, da Mimmo Lucano a Franco Nisticò, da Pasquale Cavallaro a Natale De Grazia. Per capire la terra nella quale viviamo e, forse, decidere di amarla tanto da non abbandonarla.

al termine del dibattito proiezione dello slideshow
L'UOMO CHE SI E' FATTO DIO
La storia del Conte Stefano Rivetti di Val Cervo
di Alessandro MALLAMACI

Francesco Cirillo è nato a Diamante in provincia di Cosenza nel 1950 dove vive, scrive dipinge e sogna. Militante ambientalista si occupa da sempre di problemi sociali legati alla sua terra. Ha partecipato alle lotte negli anni 70, militando nell’area anarchica e situazionista a Napoli e poi in quella dell’Autonomia proletaria calabrese. Nel 1980 viene arrestato con l’accusa di associazione sovversiva con finalità terroristica. Trascorre un anno e due mesi nelle prigioni calabresi, sei mesi nel carcere speciale di Palmi. Nel 1981 viene assolto dall’accusa di terrorismo e condannato per cospirazione politica. Continua la sua attività in Calabria nell’area no global e ambientalista. Nel 2002 dopo aver partecipato alle manifestazioni contro la globalizzazione a Napoli e Genova, viene arrestato nell’ambito di una vasta operazione poliziesca partita dalla magistratura cosentina. Esce dopo 20 giorni di carcere speciale e di isolamento. Il processo dura dieci anni e verrà di nuovo assolto con formula piena. Per il suo modo di scrivere non asservito ad alcun potere ha collezionato oltre 15 querele per diffamazione.

Claudio Dionesalvi è un professore ribelle di Cosenza. Anche lui coinvolto nell'inchiesta sulla Rete del Sud Ribelle insieme a Francesco Cirillo, è tra i fondatori della casa editrice Coessenza, esperienza editoriale nata dal basso. Collabora con il Manifesto e altre testate.

L'UOMO CHE SI E' FATTO DIO
"Prima che un industriale del Nord, l’ing. Rivetti, venisse a restituire questi luoghi al loro naturale destino di ottava meraviglia del mondo, gli abitanti di Maratea vivevano come venti secoli fa: di fichi, di pomodori, di carrube, d’uva e di cacio pecorino. Il Pionere cala in una realtà dove solo le donne lavorano, mentre gli uomini giocano solo a scopone e briscola, aggrumandosi come mosche nei caffè locali, perché schivi, come tutti i meridionali, per un complesso di paure e abitudini" - Indro Montanelli
Nel 1953 un imprenditore biellese, il Conte Stefano Rivetti di Val Cervo, si trasferì in Basilicata a Maratea, nella torre di un castello. Sfruttando i fondi della Cassa del Mezzogiorno, creò il lanificio R1. Fece costruire il locale notturno Le Ginestre. Sia la R1 che il night club oggi sono in disuso e in pessime condizioni. Un’altra struttura nata coi finanziamenti pubblici, la Pamafi, venne rivenduta alla Regione Calabria dopo il fallimento.
A Praia a mare costruì altre due fabbriche: la Lini e lane e la R2, poi divenuta Marlane - acronimo di Marzotto Lane - in cui persero la vita oltre cento operai a causa delle pessime condizioni di lavoro