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Febbraio
04
2008

Perquisizioni per chi sciopera!

Scritto da c.s.o.a. Angelina Cartella

repressioneL'assemblea dei lavoratori del porto di Gioia Tauro, tenutasi alla fine dello sciopero di 72 ore continuative che ha visto il 70% degli operativi incrociare le braccia, si è conclusa con la proclamazione di altre 96 ore di sciopero da attuarsi entro il prossimo 30 aprile, con il mantenimento dello stato di agitazione in atto e con il rinnovo della richiesta di apertura di un tavolo negoziale alla MCT (MedCenter Container Terminal) in merito alla vertenza.

Questo nonostante il pesantissimo clima di tensione, conseguenza della volontà del Coordinamento Portuali di Gioia Tauro di attuare la mobilitazione, che ha fatto registrare una serie di attacchi ai lavoratori: le assemblee confederali dalle quali sono uscite pesanti accuse al coordinamento e agli scioperanti, i comunicati "terroristici" della MCT su azioni di vandalismo non denunciati alle autorità giudiziarie, la diffida e messa in mora del coordinamento di Gioia Tauro, di quello nazionale e della segreteria SUL per i danni subiti dalla MCT a seguito degli scioperi, i cordoni della polizia ai presidi per garantire l'incolumità dei non scioperanti e, soprattutto, le 10 perquisizioni a casa di lavoratori portuali, di cui due dirigenti sindacali. Operazioni definite di "ordinaria amministrazione", finalizzate forse a cercare quelle uova marce che il Coordinamento aveva minacciato di tirare addosso ai crumiri visto il periodo carnevalesco.

I criminali di cui stiamo parlando sono degli operai autorganizzati che si sono costituiti in Coordinamento nel dicembre del 2006 perché stanchi di essere rappresentati da CGIL-CISL-UIL-UGL: organizzazioni buone solo a gestire potere, a portare avanti pratiche clientelari e a garantire alla MCT di rabbonire i lavoratori. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la firma sul contratto integrativo, bocciato sonoramente dalle assemblee dei lavoratori con il 99% dei NO. Oggi il 40% degli operativi sono tesserati con il Coordinamento, e anche qui andrebbero rimarcate le pressioni cui vengono sottoposti non solo gli iscritti ma anche chi viene sorpreso - cosa non improbabile dato l'altissimo livello di controllo - a leggere i volantini affissi nella bacheca sindacale, posta in separata sede rispetto quelle degli altri sindacati.

Il Coordinamento, vera forza all'interno del porto, è costretto a lottare per un corretto rapporto di relazioni sindacali, visto che dei sei incontri ufficiali, avuti dalla loro costituzione, è stato redatto un solo verbale, peraltro contestato perché ritenuto non corrispondente al vero.

L'attuale vertenza straordinaria contiene anche delle richieste economiche, un anticipo sui futuri miglioramenti. I lavoratori oggi infatti sono impossibilitati ad ottenere i benefici del premio produttività previsto dal contratto integrativo, a causa dei parametri produttivi irraggiungibili. Sembra assurdo che il porto di Gioia Tauro, tornato leader nel Mediterraneo, che ha registrato un incremento di produttività del 21%, che ha una media di movimentazione dei containers che va dai 40 ai 50 l'ora (rispetto ad una media degli altri porti che si attesta tra i 18 ed i 20 ed in barba a tutti i principi di sicurezza), ha degli operai cui non spetta il premio di produzione. Chi è allora che produce? I colletti bianchi che sono andati a lavorare e hanno accusato gli scioperanti di volere il male della piana di Gioia Tauro? I crumiri, appena il 30% degli operativi, costretti a garantire in queste giornate di sciopero più mansioni (anche non avendo l'abilitazione) e turni di straordinario, per qualche spicciolo elargito a discrezione di MCT e sindacati? Non è difficile capire chi andrebbe ringraziato per il conseguimento di questi risultati di eccellenza!

Rinnoviamo la nostra piena solidarietà e la nostra vicinanza al Coordinamento Portuali, a questi lavoratori che lottano nel tentativo di migliorare le loro condizioni di lavoro e di ottenere ciò che gli spetta, non certamente per chiedere di partecipare alla spartizione della torta.

Ribadiamo la nostra solidarietà a quelle 10 famiglie che, trattate alla stregua dei peggiori ‘ndranghetisti, si sono viste piombare in casa le forze dell'ordine. L'ordine che piace alla Confindustria.