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25 APRILE AL C.S.O.A. CARTELLA

25-04-19

 

25 Aprile 2019: 17 anni di occupazione & autogestione 

Dalle ore 10:00 una giornata in nome della R-esistenza e dell'internazionalismo al CSOA Angelina Cartella, dedicata ai partigiani di ieri e ai partigiani di oggi, come Lorenzo Orsetticaduto combattendo contro l'ISIS nel Rojava- Siria del Nord  

Il 25 Aprile non è solo una data storica, non è solo una ricorrenza, una celebrazione “doverosa”, intesa spesso come onere più che come necessità di sottolineare il significato che questa data racchiude. Il senso non sta nella celebrazione a scadenza fissa, come una rata da saldare alla storia, come obolo per darsi una ripulita alla coscienza. Il significato sta nel far propri quei principi e renderli parte di una quotidianità, di un percorso, di una prassi si sarebbe detto in altri contesti temporali.
Il 25 Aprile oggi continua a significare lotta e accettazione di nuove sfide, contro antichi mali che si presentano con nuove vesti. La segregazione sociale del diverso, l’odio per gli ultimi, l’indifferenza verso chi perisce, ma ha la sfortuna di vivere altrove, lontano da occhi che non siano quelli delle telecamere. L’espropriazione del potere di decidere delle proprie vite e del futuro del territorio nel quale si vive, diventa un fatto accettato in nome di diktat ineludibili che arrivano da un altrove non ben definito: ce lo chiede il mercato, ce lo chiede l’Europa, ce lo chiede la NATO.
Vecchie logiche predatorie travestite da progresso e ammantate di democrazia, che indicano un futuro meraviglioso, per raggiungere il quale bisogna patire un presente senza fine, fatto di privazioni, angherie e vessazioni, per digerire le quali ci vengono indicati come colpevoli gli ultimi degli ultimi, persone spogliate persino dei diritti fondamentali. È quindi in questo contesto storico che concetti come riappropriazione, occupazione e autogestione, assumono un significato di continuità con il 25 Aprile, nelle sue più genuine declinazioni di liberazione, emancipazione e autorganizzazione della lotta contro chi vuole annientare ogni dissenso.
Contro la crisi permanente del sistema economico nel quale siamo immersi, non ci possono essere ricette compatibili con le cause della miseria, è solo con l’emancipazione progressiva dal mantra del consumo che si può cominciare a vedere la possibilità di un altro mondo possibile. In questi anni abbiamo cercato, tra molte difficoltà e contraddizioni, di stimolare la riflessione sul senso della decrescita, sul valore della filiera corta per supportare il lavoro etico nel territorio, abbiamo tentato di porre queste esperienze in netta contrapposizione con quelle logiche che a pochi chilometri da noi legittimano lo sfruttamento degli ultimi.
Questi percorsi, per forza di cose, finiscono con intrecciare problemi e criticità che travalicano i confini nazionali: se da un lato lo sfruttamento dei territori è figlio di dinamiche giunte fin qui trasportate dagli interessi di mercati stranieri, dall’altro quegli stessi interessi generano conflitti, non solamente bellici, ma etnico-culturali e finanche guerre civili, i quali a loro volta generano flussi migratori da un lato e reazioni armate dall’altro. Non possiamo quindi capire le problematiche “nostrane” senza tener conto del resto del mondo; le guerre, soprattutto nell’era della globalizzazione, sono sempre molto vicine e non possiamo far finta che sia un problema che non ci riguarda. 
Così come non possono non riguardarci i processi di cambiamento politico-sociali radicali avviati da altre popolazioni in altre parti del mondo, le aspirazioni a costruire per le future generazioni un mondo di vera convivenza e di autentica condivisione, libero da ogni forma di sopraffazione e sfruttamento ci appartengono. In un momento storico in cui la forza e l’energia delle donne in tutto il mondo si ricompatta e si riconosce in grandi movimenti e lotte organizzate, dal Messico zapatista e dall’America tutta, dalla Siria del Nord curda e confederale, fino ai percorsi nostrani di Non Una di Meno.
In questi diciassette anni di occupazione e autogestione di uno spazio abbandonato, abbiamo cercato di diffondere una narrazione alternativa degli eventi e della storia dei nostri territori, abbiamo ricevuto stima e fiducia da molti, ma c’è sempre ancora tanto da fare e da condividere.

Partecipazione, quindi, come condivisione sia della Storia che delle storie; storie di donne internazionaliste cadute combattendo lontane dai luoghi di nascita, “perché credevano che il loro posto nel mondo fosse a fianco di chi si ribella alle ingiustizie, incarnando l’idea di un mondo senza frontiere. Recuperiamo i loro volti e le loro parole, per non dimenticarle, perché le loro storie sono la nostra storia”. Tamara Bunke, Elena Angeloni, Monika Ertl, Barbara Kistler, Andrea Wolf, Rachel Corrie. Sei vicende biografiche diverse per età, provenienza geografica, formazione culturale e politica. Sei esistenze accomunate dalla scelta di abbandonare la propria vita «privilegiata» di donne occidentali per andare a combattere una rivoluzione degli altri. Il libro che presentiamo insieme all'autrice Paola Staccioli e a Silvia Baraldini "Non per odio ma per amore" è il racconto della loro vita, della «ragione» che le ha spinte a combattere e della «passione» che le ha travolte fino al più tragico epilogo.

 

PROGRAMMA DELLA GIORNATA:

ore 10.00Fiera della Decrescita

ore 14.00Pranzo sociale a base di carne di capra o menù vegano

ore 18.00Dj-set a cura di IVORYX

ore 20.00Incontro con la storia: Presentazione del libro "Non per odio ma per amore. Storie di donne internazionaliste", 

                  video e letture con l'autrice Paola Staccioli e con Silvia Baraldini

 

È quindi per rilanciare la scommessa della possibilità di costruire assieme un immaginario diverso del futuro a noi prossimo, che vi invitiamo a condividere pensieri, proposte, ma anche dubbi e interrogativi, assieme a noi per un 25 Aprile partigiano in ogni parte del mondo. 

https://www.facebook.com/events/601220153637791/