Settembre
24
2018
"SOLIDALI CON CHI RESISTE!”
Scritto da Super User
Come CSOA Cartella aderiamo all’appello delle compagne e dei compagni della Rete Kurdistan Sardegna e dell’Associazione Sarda Contro l’Emarginazione, esprimendo la nostra piena solidarietà ai compagni che in Sardegna sono stati accusati in maniera infamante di partecipazione ad associazione terroristica, perché solidali alla lotta delle Unità combattenti Kurde (YPG e IFB International Freedom Battallion), proprio quelle unità combattenti kurde (insieme a quelle femminili, YPJ) che hanno combattuto e continuano strenuamente a combattere contro i veri terroristi dell’ISIS, liberando città assediate o occupate:
“Care tutte e cari tutti
la Rete Kurdistan Sardegna e l’ASCE hanno sempre camminato assieme a reti, assemblee e movimenti, tanti percorsi che in questi anni ci hanno unito, in Sardegna e non solo. Perciò, questa breve nota sui fatti accorsi questo fine settimana, non vuole essere un mero comunicato firmato da due sigle, ma un testo da sostenere e condividere, anche dopo la sua prima pubblicazione. Per questo vi chiediamo di sottoscriverlo assieme a noi e di diffonderlo sui vostri mezzi. Al termine di questo intenso fine settimana sarebbe superfluo riepilogare la cronaca di quanto accaduto, già ampiamente riportata dagli organi di stampa locali e dalle tante dichiarazioni di solidarietà dei movimenti sardi, collettivi, giuristi democratici, intellettuali, partiti, sindacati di base e singoli cittadini. L’infamante insinuazione di terrorismo proprio verso chi il terrorismo l'ha combattuto e lo combatte, si è propagata anche a tutti i singoli soci e amici che da anni si impegnano nella tutela dei diritti umani e nella solidarietà con il popolo curdo. Siamo sgomenti per l’assurdità delle motivazioni delle indagini che la mattina del 15 settembre scorso hanno portato alle perquisizioni personali e domiciliari di Antonello Pabis e Luisi Caria, due persone che non hanno mai fatto mistero delle loro posizioni e azioni politiche.
Temiamo che l’intera vicenda possa dare adito all’ennesima interpretazione fuorviante della realtà. La lotta dei kurdi nel Rojava arriva fino ai principali organi di stampa in maniera attutita e incompleta, tuttavia, anche se ciò che trapela è una flebile eco, risulta adamantino e tutt’altro che fraintendibile che le Unità di Protezione popolare kurde rappresentino le forze che effettivamente hanno contrastato la presenza dello Stato Islamico nei territori della Siria del Nord. Quello stato islamico che ci ha terrorizzato con le immagini terrificanti dei suoi tagliagole di fronte alle spiagge del Mediterraneo, nei teatri di Parigi e per le strade di Bruxelles. La stessa organizzazione che ha fatto tornare la minaccia del terrorismo in cima alla lista delle nostre paure.
Le parole e i fatti in questa vicenda devono avere una logica: chiunque sia solidale con il popolo curdo che combatte strenuamente quella minaccia e che quell’orrore lo vive quotidianamente in casa propria, come può essere considerato un terrorista?
Antonello Pabis non è un terrorista, è presidente dell’Associazione Sarda Contro l’Emarginazione, ha dedicato tutta la sua vita all’impegno umanitario e alla difesa dei più deboli, contro ogni angheria e contro ogni causa di emarginazione e discriminazione sociale.
Luisi Caria è un indipendentista sardo, un generoso militante internazionalista che non ha mai nascosto il suo appoggio alla lotta di autodeterminazione del popolo curdo. La sua presunta adesione all’International Freedom Batallion (composto da volontari internazionali che combattono accanto ai kurdi) non lo renderebbe un terrorista e neanche un foreign fighter, l’ennesimo termine fuorviante che abbiamo visto comparire questi giorni sui principali organi di stampa e che sappiamo essere foriero di tutt’altra letteratura. Chi scrive dovrebbe avere la responsabilità delle parole, chi indaga la responsabilità di accertarsi dei fatti.
Auspichiamo la rapida e positiva conclusione delle indagini.
Rete Kurdistan Sardegna Associazione Sarda Contro l’Emarginazione"
la Rete Kurdistan Sardegna e l’ASCE hanno sempre camminato assieme a reti, assemblee e movimenti, tanti percorsi che in questi anni ci hanno unito, in Sardegna e non solo. Perciò, questa breve nota sui fatti accorsi questo fine settimana, non vuole essere un mero comunicato firmato da due sigle, ma un testo da sostenere e condividere, anche dopo la sua prima pubblicazione. Per questo vi chiediamo di sottoscriverlo assieme a noi e di diffonderlo sui vostri mezzi. Al termine di questo intenso fine settimana sarebbe superfluo riepilogare la cronaca di quanto accaduto, già ampiamente riportata dagli organi di stampa locali e dalle tante dichiarazioni di solidarietà dei movimenti sardi, collettivi, giuristi democratici, intellettuali, partiti, sindacati di base e singoli cittadini. L’infamante insinuazione di terrorismo proprio verso chi il terrorismo l'ha combattuto e lo combatte, si è propagata anche a tutti i singoli soci e amici che da anni si impegnano nella tutela dei diritti umani e nella solidarietà con il popolo curdo. Siamo sgomenti per l’assurdità delle motivazioni delle indagini che la mattina del 15 settembre scorso hanno portato alle perquisizioni personali e domiciliari di Antonello Pabis e Luisi Caria, due persone che non hanno mai fatto mistero delle loro posizioni e azioni politiche.
Temiamo che l’intera vicenda possa dare adito all’ennesima interpretazione fuorviante della realtà. La lotta dei kurdi nel Rojava arriva fino ai principali organi di stampa in maniera attutita e incompleta, tuttavia, anche se ciò che trapela è una flebile eco, risulta adamantino e tutt’altro che fraintendibile che le Unità di Protezione popolare kurde rappresentino le forze che effettivamente hanno contrastato la presenza dello Stato Islamico nei territori della Siria del Nord. Quello stato islamico che ci ha terrorizzato con le immagini terrificanti dei suoi tagliagole di fronte alle spiagge del Mediterraneo, nei teatri di Parigi e per le strade di Bruxelles. La stessa organizzazione che ha fatto tornare la minaccia del terrorismo in cima alla lista delle nostre paure.
Le parole e i fatti in questa vicenda devono avere una logica: chiunque sia solidale con il popolo curdo che combatte strenuamente quella minaccia e che quell’orrore lo vive quotidianamente in casa propria, come può essere considerato un terrorista?
Antonello Pabis non è un terrorista, è presidente dell’Associazione Sarda Contro l’Emarginazione, ha dedicato tutta la sua vita all’impegno umanitario e alla difesa dei più deboli, contro ogni angheria e contro ogni causa di emarginazione e discriminazione sociale.
Luisi Caria è un indipendentista sardo, un generoso militante internazionalista che non ha mai nascosto il suo appoggio alla lotta di autodeterminazione del popolo curdo. La sua presunta adesione all’International Freedom Batallion (composto da volontari internazionali che combattono accanto ai kurdi) non lo renderebbe un terrorista e neanche un foreign fighter, l’ennesimo termine fuorviante che abbiamo visto comparire questi giorni sui principali organi di stampa e che sappiamo essere foriero di tutt’altra letteratura. Chi scrive dovrebbe avere la responsabilità delle parole, chi indaga la responsabilità di accertarsi dei fatti.
Auspichiamo la rapida e positiva conclusione delle indagini.
Rete Kurdistan Sardegna Associazione Sarda Contro l’Emarginazione"
Categorie | ||||
Conflitti globali e solidarietà internazionale | ||||
Tags | ||||
SupportoLegale | solidarietà |