Il 1 Marzo da Gioia Tauro a Niscemi per un Mediterraneo di Pace
Da più di un mese ormai l’attenzione dei media è puntata sul Porto di Gioia Tauro e sulle armi siriane che lì, nell’ambito di una grande operazione di “pace”, dovranno essere smaltite.
Abbiamo dovuto assistere con fastidio a uno stucchevole rimbalzo di interventi dove tutti erano diventati esperti delle dinamiche geo-politiche in Medio Oriente e profondi conoscitori delle tecniche di smaltimento delle armi chimiche e di quelle batteriologiche. Soprattutto, abbiamo visto rappresentanti delle istituzioni come il Presidente Raffa e tanti sindaci lamentarsi dei rischi per la salute dei cittadini della Piana, dimenticandosi che solo fino a pochi mesi fa avevano autorizzato senza pensarci più di tanto, o promuovendoli accesamente, progetti pericolosi come quello del rigassificatore, e che nulla fanno, o hanno fatto, per opporsi all’inquinamento costante causato da impianti nocivi come l’inceneritore di Gioia Tauro o la centrale turbogas di Rizziconi, che producono sostanze ormai riconosciute dalla comunità scientifica come cancerogene certe. Per non parlare di operazioni “minori”, come la discarica di Melicuccà che oggi anche le cronache giudiziarie consegnano alla storia delle devastazioni ambientali.
Una bailamme di interventi e manifestazioni più sponsorizzate che partecipate, servita soprattutto a sviare l’attenzione dai veri quesiti, che riguardano principalmente il ruolo del governo italiano e il futuro del porto di Gioia Tauro, che in un Mediterraneo sempre più militarizzato diventa nodo strategico tra le basi USA siciliane e quelle di Napoli e Gaeta. Ci domandiamo se la denuncia della Gazzetta del Sud, in merito alle voci di un accordo per la concessione di una banchina del porto alla marina americana, sia una bufala o una prospettiva più reale di quanto si possa immaginare. Quali le convenienze strategiche, immaginabili nei colossi dell’industria energetica e tecnologica, che il Governo asseconda svendendo la sovranità, l’integrità e il futuro dei territori?
Quel che è certo che dalla base Dal Molin di Vicenza a quella di Sigonella, il territorio italiano è sempre più centro operativo per le operazione di guerra USA, comunemente conosciute anche come operazioni di pace della Nato.
Tutto questo avviene con la complice sottomissione dell’intera classe politica italiana, propagandato dalle fanfare mediatiche che, grazie alla retorica del disarmo, occultano quesiti che sarebbero più che logici e naturali: quando si disarmerà il disarmatore? Perché gli arsenali di armi chimiche di Israele, della Russia o degli stessi USA non suscitano le stesse urgenze di quello Siriano? In cosa il fosforo bianco che tanta atroce distruzione di vite ha seminato in Iraq ed Afghanistan è meno criminale degli arsenali chimici, se non per il fatto che porta la targa dell’U.S. Army? Ancora: quali sono e a chi fanno capo le società dell’industria chimica e di quella militare che questi terribili composti producono e commercializzano, col placet di tutti governi, Italia in testa?
Per denunciare il rischio che il porto civile di Gioia Tauro diventi l’ennesima Base USA in territorio italiano, contro la militarizzazione sempre più frenetica del Mediterraneo e della Sicilia in particolare, per gridare con forza che l’Italia deve essere un paese di Pace, il Primo Marzo saremo a Niscemi con tutto il popolo pacifista e antimilitarista per dire No al Muos e no a tutte le guerre.
Ci appelliamo al movimento pacifista nazionale e internazionale perché mantenga alta l’attenzione sulla questione del passaggio delle armi chimiche da Gioia Tauro e sul loro smaltimento nel Mediterraneo.
QUESTA NON E’ UNA QUESTIONE LOCALE.
IL MEDITERRANEO DI PACE VA COSTRUITO, MA PRIMA ANCORA VA DIFESO.
INSIEME OGGI A NISCEMI, PER RITROVARCI DOMANI A GIOIA TAURO E OVUNQUE NECESSARIO.
Comitato No ARMY chimiche
Stiamo organizzando la partecipazione in pullman: per info scrivete a contatta@csoacartella.org