Sosteniamo i lavoratori in lotta!
L’attacco che si sta consumando nei confronti dei diritti dei lavoratori FIAT di Pomigliano è un attacco a tutto il mondo del lavoro. Rendere inesigibili diritti costituzionali e derogare alle leggi pur di poter continuare a lavorare è una pratica usuale nel lavoro nero e illegale. Oltre l’abuso, si manifesta come nella gestione del lavoro di mafia e caporalato, come pratica delle delocalizzazioni nei luoghi lontani e vicini, significa turni massacranti, aumento dei carichi di lavoro, eccesso di straordinario comandato anche durante le pause, la mezz’ora di mensa spostata a fine turno, il diritto allo sciopero calpestato, il ricatto sui primi tre giorni di malattia e tanto altro.
Siamo solidali e vicini con chi subisce questo ricatto giustificato dalla crisi, da Pomigliano a Termini Imerese, con tutte le migliaia di lavoratori che oggi lottano per il proprio lavoro e per il futuro, ma anche per respingere il modello che si tenta di imporre e che significherebbe la rinuncia delle conquiste ottenute con anni di lotta del movimento operaio.
E ancora in nome della crisi, mentre si continuano a garantire ingenti profitti a banche e imprese, principali responsabili della crisi stessa, ci si appresta ad approvare una manovra finanziaria che taglierà drasticamente le risorse per il welfare precarizzando ancora di più le nostre vite.
La spinta a livellare verso il basso regole e diritti non è un fenomeno nuovo, viene da lontano ed è stata indubbiamente favorita anche da quel sindacalismo che ha abdicato al suo ruolo naturale di difensore dei diritti dei lavoratori per inseguire i tavoli del potere, illudendosi di poter controllare i processi attraverso strumenti corporativi come gli “enti bilaterali”. Ma questa spinta può non aver fine. A Rosarno abbiamo visto cosa comporta comprimere o annullare i diritti, diritti sempre meno garantiti per la gran parte dei lavoratori precari, giovani, migranti del nostro territorio.
Per questo saremo in piazza per la giornata di sciopero del 25 giugno, con la consapevolezza che la gravità di questo ennesimo attacco necessita di una risposta ferma e corale.
Non si può più accettare in silenzio, la Grecia è vicina. Davanti a questa crisi che è sì economica, ma anche sociale e politica, bisogna contrapporre una piattaforma per il nostro territorio chiara, condivisa e incompatibile con l’attuale sistema, che parli di diritti, di beni comuni come l’acqua, di accoglienza per i migranti, di lavoro dignitoso, di esigenze reali e non di “truffe mangiasoldi” come il Ponte sullo Stretto.
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