Vogliamo la verità sull’inceneritore di Gioia Tauro
Chi conosce la genesi dell’inceneritore di Gioia Tauro sa che è stato costruito, e poi gestito, dalla spezzina Termomeccanica, la società leader in Italia nella costruzione di questa tipologia di impianti. In seguito alla cessione del 75% delle sue azioni, gli impianti targati Termomeccanica sono stati rilevati dalla multinazionale francese Veolia. Però l’operazione non è stata completamente indolore e qualche problemino alla Veolia lo ha portato.
Tutto ha inizio nel febbraio scorso quando, nell’inceneritore di Pietrasanta (LU), viene registrato uno sforamento delle diossine quattro volte superiore ai limiti previsti dalla legge, evento ripetutosi poi nel periodo compreso tra il 23 giugno e il 15 luglio. Il consorzio dei comuni dell’area chiede e ottiene da Veolia la chiusura dell’impianto per due mesi a partire da fine settembre, e impone che, alla sua riapertura, dovranno essere gli enti pubblici, attraverso Arpat e Asl, e non più il gestore, ad avere accesso ai dati dell’inceneritore per tenerli sotto controllo. La procura lucchese, contestualmente, apre un’inchiesta dove addirittura ipotizza che, per taroccare i dati sulle emissioni, la Termomeccanica avesse realizzato un apposito software che teneva sempre, e quindi falsamente, nella norma i parametri di monossido di carbonio e di diossina.
La Veolia, a questo punto, non solo presenta un esposto alla Procura di Lucca, dove si ritiene parte lesa, ma va anche oltre: la Stampa del 12 settembre, sezione Vercelli e Biella, riporta la notizia che «la gestione dell'inceneritore di Vercelli è nel mirino della procura della Repubblica da poco più di un mese, da quando cioè, dopo essere passati, per avvisarli, dal sindaco, dal presidente della Provincia e dal presidente di Atena, l'amministratore delegato Enrico Guggiari e il direttore commerciale Andrea Ramonda del Gruppo Veolia-Servizi ambientali sono andati dai magistrati vercellesi. Per la verità, il gruppo francese Veolia […] non si è recato soltanto alla procura di Vercelli, ma ha fatto la stessa cosa in tutta Italia, nelle città dove è subentrato a Termomeccanica, per esporre alcune “anomalie” riscontare nella gestione precedente».
Le domande sorgono spontanee! Per l’impianto di Gioia Tauro, che condivide la stessa storia degli impianti di Lucca e Vercelli, la situazione è normale o anche qui la procura, la provincia, i commissari, hanno ricevuto la visita della Veolia? E se così non fosse, alla luce di questi fatti, la procura di Palmi non sente anch’essa la necessità di aprire un’inchiesta sull’impianto gioiese e sulla più generale gestione del sistema “Calabria SUD” affidata a Termomeccanica? E se l’inchiesta è già aperta, gli abitanti della piana di Gioia Tauro che per primi subiscono gli effetti nocivi dei fumi dell’inceneritore, non hanno il diritto di sapere?
Ancora una volta, per l’ennesima volta, ribadiamo la nostra convinzione che l’incenerimento dei rifiuti sia una scelta scellerata e che l’ambiente della Piana e la salute dei suoi cittadini sono a rischio: pertanto insistiamo nella richiesta di una seria indagine epidemiologica dell’area, di un monitoraggio trasparente dell’impianto e della realizzazione di un piano strategico dei rifiuti che, attraverso il riuso e il riciclaggio, la raccolta differenziata porta a porta e la gestione “a freddo” della frazione residua, porti alla chiusura di questi impianti nocivi e dannosi.
Categorie | ||||
Rifiuti | ||||
Tags | ||||
Termomeccanica | Gioia Tauro | TerritoRioT | inceneritore | Veolia |