Riflessioni a voce alta sull’emergenza rifiuti
Sambatello nuova discarica a cielo aperto?
Abbiamo letto ieri del Piano Speciale dei Commissari per affrontare l’ormai rituale emergenza rifiuti e, in tutta onestà, non ci aspettavamo nulla di diverso da questa terna prefettizia, preoccupata più di recuperare danari per i bilanci comunali che di prendere decisioni per il bene di questa città. Decisioni che, in questa fase e in questo contesto, devono essere per forza ricche di coraggio e lungimiranza, e cioè proprio quelle caratteristiche di cui sembra privo il Piano Speciale.
Le strade piene di spazzatura, il dover assistere a spettacoli indegni e indecorosi per qualsiasi comunità, sono situazioni che nessuno di noi vuole, e quei rifiuti vanno rimossi: su questo non c’è dubbio. Quello che noi vorremmo è che non si nascondesse semplicemente la polvere sotto il tappeto, vorremmo che le nostre menti non venissero offuscate dai fumi nauseabondi e fortemente inquinanti, che fuoriescono dai cassonetti incendiati, ma che si ragionasse seriamente e concretamente sulla problematica dei rifiuti, senza pensare di poter ripulire il centro cittadino accumulando spazzatura in un territorio come Sambatello che già ha pagato e continua a pagare scelte sbagliate.
Da una Commissione straordinaria, comunque chiamata a gestire l’amministrazione comunale, ci saremmo augurati già nel recente passato una scelta forse audace, ma per noi più logica e concreta, e cioè quella di affidare ai lavoratori ex-Leonia, magari attraverso la costituzione di un’azienda speciale realmente pubblica, la raccolta della differenziata. Sia chiaro che quando noi parliamo di differenziata non facciamo riferimento a quella fatta per strada, ma a una raccolta differenziata porta a porta spinta, abbinata a una serie di premialità per incentivare i cittadini. Ci sono comuni piccoli in Calabria che lo fanno, perché Reggio non dovrebbe essere in grado di differenziare? Sarebbe sufficiente solo un minimo di organizzazione, un budget iniziale e, soprattutto, una forte volontà politica. E per un’iniziativa di questo tipo non basterebbero di certo le maestranze ex-Leonia, andando a occupare anche quei lavoratori ex-Multiservizi che ancora stanno nel limbo.
Questo perché i tempi per avviare la raccolta differenziata sarebbero nettamente inferiori rispetto alla costruzione dei megaimpianti proposti dalla Giunta regionale, perché la qualità del differenziato ottenuta in questo modo è sicuramente superiore a quella ricavata dagli impianti di selezione (e quindi più redditizia), perché si andrebbero a premiare direttamente i cittadini che differenziano e punire chi non lo fa, perché si creerebbero moltissimi posti di lavoro in più rispetto al modello discarica-inceneritore. Stipendi che si manterrebbero da una parte con i ricavi della vendita dei vari prodotti differenziati e dall’altra dai risparmi ottenuti dai ridotti conferimenti in discariche e impianti di trattamento.
Ma puntare il dito solo sulla gestione comunale è sbagliato e non terrebbe conto del fatto che la Calabria intera è attualmente sommersa dei rifiuti: il problema è a monte, e sta nelle stanze dei bottoni, in quell’Assessorato all’ambiente buono solo a proporre nuove discariche e mega-impianti, e a far passare soluzioni improponibili nel nome dell’ennesima emergenza annunciata.
Soluzioni che rinviano ulteriormente il problema, come lo smaltimento dei rifiuti all’estero o l’autorizzazione per il ricorso agli impianti privati, gravando sulle casse regionali e distogliendo risorse che si sarebbero potute impiegare per avviare la differenziata porta a porta. Si vuole invece investire in un piano da 250milioni di euro per nuovi impianti, che dovrebbero trattare enormi volumi di spazzatura. Impianti che, se si raggiungessero le quantità di differenziata previste dalla legge, dovrebbero essere di dimensioni nettamente inferiori e quindi meno costosi, o addirittura non sarebbero più necessari, perché potrebbe bastare solo il sistemare l’esistente. Niente di più e niente di meno che investire sulla Strategia Rifiuti Zero, che non è una bacchetta magica che farebbe sparire i rifiuti, come qualche superficiale denigratore intende far passare, ma un insieme di pratiche e accorgimenti semplici che gradualmente porterebbero le nostre città “verso” l’obiettivo di produrre meno rifiuti possibili.
Noi siamo convinti che il pesce puzzi sempre dalla testa, quindi continueremo la nostra battaglia contro la Regione Calabria per una gestione sostenibile e intelligente dei rifiuti, insieme alla RDT Franco Nisticò da anni attiva a livello regionale su questa tematica, insieme a tutti i comitati che da Bucita a Pianopoli, da Celico a Donnici, da Battaglina a Lago stanno scendendo in piazza non per effetto della sindrome Nimby, come qualche osservatore poco attento o troppo interessato afferma, ma per garantire un futuro a una Calabria sempre più simile alla Terra dei fuochi.
Al contempo facciamo appello ai reggini, e soprattutto agli abitanti della Vallata del Gallico, a non sottovalutare la situazione di Sambatello e a questo “stoccaggio temporaneo” dei rifiuti. Sambatello è anche il sito, indicato nel bando per lo smaltimento dei rifiuti all’estero, per lo stallo dei rifiuti tal quale di tutta la provincia reggina, che dovranno essere trattati fuori regione. In una Calabria dove le stagioni emergenziali durano decenni, quel “temporaneo” può voler dire una discarica a cielo aperto incontrollata, con i rischi ambientali non solo per Sambatello e per la sua cittadinanza, ma per tutta l’area Nord della città, che dalle falde acquifere di quella zona viene servita.
Preoccupiamoci dei rifiuti in strada e dell’oggi, ma non dimentichiamoci del domani!
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