L'uso delle biomasse in Calabria
La Calabria è una regione che da sempre esporta energia: secondo gli ultimi dati della Terna, la società che gestisce la rete elettrica nazionale, nel 2007 ha prodotto il 42% in più del suo fabbisogno. Eppure le richieste di autorizzazioni per costruire nuove centrali non si contano più. Accanto al boom dell’eolico, tanto eclatante da far scattare un’inchiesta della magistratura, negli ultimi tempi abbiamo visto l’interesse delle varie aziende che producono energia “pulita”, rivolgersi verso le biomasse. Solitamente le centrali a biomasse sono impianti di piccole dimensioni, da 1 o 2 MW al massimo, alimentate dagli scarti dell’agricoltura locale. Ma siccome noi siamo più in gamba, le centrali le costruiamo molto più grandi! Quelle già attive superano, e di molto, questa media: a Cutro (KR) ne abbiamo una da 14MW, a Strongoli (KR) una di ben 40MW, a Crotone un’altra da 22MW, mentre a Rende (CS) ne è stata recentemente inaugurata una da 12 MW. Quelle in attesa di autorizzazione sono ancora più folli: basti pensare al progetto Enel di riconvertire una vecchia centrale, quella del Mercure, inattiva dal 1997; l’approvazione di questo progetto, osteggiato dalle popolazioni locali, vedrebbe la nascita, nel bel mezzo del Parco del Pollino, della più grande centrale europea a biomasse.
La provincia reggina non è certamente da meno, e diversi sono i progetti che attendono il via: quattro centrali da 6MW ciascuna nei comuni di Roghudi, San Luca, Samo e Ciminà, una centrale da 13,2 MW a Rizziconi ed un’altra a Sant.Eufemia.
Sembrerebbe una netta svolta verso una produzione energetica sostenibile, se non fosse per il fatto che il fabbisogno di biomasse delle centrali già esistenti è “ben superiore alle attuali condizioni dell’offerta regionale”, come chiaramente evidenziato nel Programma Autosostenibile di Sviluppo nel Settore Forestale della Regione Calabria. Già nel 2004 il Commissario Straordinario per i Rifiuti della Regione Calabria ha autorizzato la centrale di Cutro a bruciare CDR, il combustibile derivato dai rifiuti: un inceneritore quindi, altro che energia pulita!
Senza considerare poi che una regione ad alto rischio idrogeologico come la nostra, ha bisogno della massima cura dei suoi boschi, e non di un loro taglio indiscriminato, coperto dalla dicitura “tecnica” di diradamento e manutenzione.
Non domandiamoci il perché, quando poi avvengono disastri come frane e alluvioni!
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