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Gennaio
08
2003

Solidali con Carlo Cuccomarino

Scritto da c.s.o.a. Angelina Cartella

LIBERTÁ PER CARLO CUCCOMARINO
DIGNITÁ PER TUTTI I DETENUTI

Sovraffollamento, annullamento della persona, autolesionismo, sono solo alcuni degli effetti/difetti del sistema carcerario italiano, che si fonda più su sentimenti di punizione e vendetta legalizzata, che su un reale desiderio di reinserimento dei detenuti nel tessuto sociale. Recuperare una persona che “sbaglia” è una grande ricchezza per il corpo sociale: si dovrebbero pertanto intensificare le forme di insegnamento e lavoro dentro e fuori il carcere, nonché le espressioni artistiche dei reclusi, come l’artigianato, il teatro, la pittura. Lo stato di salute di una comunità si vede anche dalla condizione delle sue carceri. L’incessante protesta all’interno degli istituti di pena, che è partita dai detenuti stessi e ha coinvolto politici e società civile, lascia capire che esistono molti problemi connessi al sistema carcerario.

Reclamare diritti e dignità per tutti i detenuti, appare quindi sempre più un dovere anche per i movimenti sociali, oltre che per i partiti politici e per le associazioni che si occupano di diritti umani. Soprattutto dopo le ultime inchieste terroristiche portate avanti dalle procure italiane (Cosenza e Genova), volte a criminalizzare le grandi mobilitazioni contro la globalizzazione neoliberista di Napoli e Genova, temi come l’indulto generalizzato, l’abolizione dei reati d’opinione, la critica della carcerazione preventiva, l’abolizione del carcere duro (41 bis), sono diventati prioritari nell’agenda politica del movimento dei movimenti.

In Italia, a fronte di 45 mila posti disponibili nelle carceri, esistono 12 mila detenuti in più. In Calabria su un totale di duemila detenuti, solo un migliaio sono già stati condannati, il che significa che la metà di essi attende il proprio giudizio in carcere, giudizio di condanna o di innocenza, queste persone vengono private della libertà per tempi illimitati. Nessuno restituisce loro il tempo perduto, neanche quando risultassero innocenti.

E’ il caso di Carlo Cuccomarino, docente di Reggio Calabria, che nelle carceri calabresi ha anche insegnato: Carlo ha 50 anni, un figlio, vecchio compagno reggino, di quelli che si trovano con il lanternino in una città notoriamente di destra come Reggio, si trova in carcere a Vibo Valentia, da un mese, arrestato insieme ad altre otto persone dalla Procura genovese con l’accusa di “devastazione e saccheggio” durante il G8 del luglio 2001. Il Tribunale del Riesame ne ha rigettato l’istanza di scarcerazione. Chi conosce Carlo assicura che non è un violento ma un generoso. Spenti i riflettori dopo le mobilitazioni di Cosenza e Genova, che hanno portato in piazza migliaia di persone, rimangono oggi in carcere cinque persone, tra cui Carlo.

Non lasciamolo solo. Carlo è tra i fondatori del centro sociale “A. Cartella” di Reggio Calabria, che ha subìto due incendi da “mano ignota” nel giro di un mese. La Reggio degli “ignoti” è infastidita solo all’idea che nella città che fu di Falcomatà resista un granello di utopia, uno spiraglio di vita sociale diverso, che non si piega al ricatto della forza e della violenza.

Per tutti questi motivi, per la dignità, la libertà, la giustizia, la democrazia,
per il diritto a sbagliare e a riparare
perché sia fatta luce sui veri responsabili delle violenze di Genova e Napoli
per il diritto a difendersi
per un indulto generalizzato qui e ora
chiamiamo tutti i cittadini calabresi a scendere in piazza

“Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità
e devono tendere alla rieducazione del condannato” (art. 27 della Costituzione)