Quale futuro per il nostro territorio?
Interessante e ricca di spunti di riflessione l’iniziativa palmese “riAMBIENTIamoci”, tenutasi il 6 luglio e promossa dal Movimento Giovani Palmesi, Aspromonte LiberaMente e l’Ass. Ecologisti Democratici. La tavola rotonda conclusiva, che ha visto la partecipazione anche di esperti del calibro di Ferdinando Laghi, Osvaldo Pieroni e Alberto Ziparo, è stata inoltre occasione per presentare alla popolazione pianigiana TerritoRioT.
Il leit-motiv dei vari interventi è stato l’amara constatazione che in Calabria sia permessa qualsiasi cosa, soprattutto a causa di una classe dirigente preoccupata più di risolvere i problemi degli “altri”, che quelli degli stessi calabresi. L’esempio più lampante di queste tante contraddizioni è rappresentato dalla volontà di realizzare una centrale a carbone a Saline Joniche: in Calabria questo tipo di centrale è vietato dalla legge, eppure una società svizzera, la SEI, continua a portare avanti questo progetto.
Il vero dramma calabrese è rappresentato dalla Piana di Gioia Tauro che, da polmone verde per la regione, si sta trasformando in un fantomatico Polo Industriale, che distrugge tutta l’economia proveniente dall’agricoltura a favore di qualche (im)prenditore venuto ad intascare fondi pubblici. Se i cittadini della Piana riuscissero a vedere effettivamente cosa sono costretti a respirare, scenderebbero tutti in piazza a bloccare questi impianti, dannosi quanto inutili. Purtroppo gli effetti dell’esposizione a fattori inquinanti si manifestano dopo diverso tempo ed intanto ci sarà sempre uno “scienziato buono” pronto a dimostrare come non esista un rapporto diretto causa-effetto. Inoltre le leggi sono spesso troppo permissive, a causa anche della mancanza di inchieste epidemiologiche che forniscano parametri certi.
E all’inquinamento “legale” si affianca purtroppo quello abusivo: una lunga sfilza di reati ambientali che le risicate forze del Corpo Forestale hanno denunciato nel loro intervento, come le tante discariche abusive, la rilevante presenza di acido solforico in alcune fiumare e il grave rischio ambientale cui è sottoposta la costa di Palmi, Sito di Interesse Comunitario (SIC).
Ma la vera iattura per questa terra è la presenza di una classe politica che continua a proporre modelli vecchi di 50 anni, ad imporre opere grandi e piccole, motivandole come necessarie per inseguire lo “sviluppo”, ma non tenendo conto del fatto che il pianeta Terra, oggi, si trova in enorme difficoltà. Stiamo assistendo ad una preoccupante crisi energetica: il petrolio sta finendo e i vari politicanti riescono solo a parlare di nucleare, quando anche l’uranio è una risorsa finita, e i giacimenti al momento conosciuti soddisferanno l’attuale richiesta fino al 2035. Contemporaneamente non si affronta la crisi climatica: una regione a grave rischio desertificazione come la Calabria non riesce a fare di meglio che privatizzare l’acqua. Per non parlare della crisi alimentare che sta facendo salire alle stelle, in giro per il mondo, il prezzo di beni primari come il grano. La soluzione alla crisi economica invece, l’hanno trovata le grandi imprese che, attraverso queste opere e con i nostri soldi, ripianano i loro bilanci.
Come se queste criticità non riguardassero anche la nostra terra, si continua con la solita logica, con un Ministero delle Infrastrutture in mano alle grosse imprese costruttrici, le stesse che controllano la grande stampa. A loro non frega niente né del ponte né del nucleare, tantomeno dei nostri reali bisogni: il loro unico scopo è accaparrarsi soldi pubblici, quei pochi che sono rimasti!
Grazie alla legge obiettivo, si sono intascati 25 miliardi attraverso degli studi di fattibilità per progetti che di scientifico non hanno nulla, come il tunnel per sole merci che collega la Sicilia alla Tunisia o il ponte sull’Adriatico da Ancona a Zara, in Croazia.
Oggi la questione ambientale è sempre più una questione di democrazia e legalità, ed a questa deriva ha contribuito anche una certa sinistra ambientalista, la cui presenza nelle istituzioni è spesso servita a far passare le peggiori porcherie: il governo Prodi, oltre ad impugnare la legge regionale che bloccava il raddoppio dell’inceneritore di Gioia Tauro, ha imposto il segreto di stato sulle opere strategiche, in barba alla convenzione di Aarhus che sancisce il diritto inalienabile del cittadino ad essere informato sulle attività che potrebbero arrecare effetti sull’ambiente in cui vive.
Per questo noi non possiamo delegare a nessuno la difesa della nostra salute e del nostro territorio: siamo solo noi che ci possiamo difendere!
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