Documento finale Assemblea No Ponte del 24 marzo
Chiudere la Stretto di Messina Spa, rescindere il contratto con Impregilo, non riconoscere alcun debito nei confronti delle società consociate in Eurolink (General Contractor per la progettazione e la costruzione del Ponte sullo Stretto), impiegare le risorse attualmente impegnate nella politica delle grandi opere per realizzare le infrastrutture di prossimità (tra le quali, in primo piano, la messa in sicurezza sismica ed idrogeologica del territorio, il potenziamento del trasporto ferroviario e del trasporto locale, un piano di ammodernamento dell’edilizia scolastica). E’ questa la piattaforma di mobilitazione decisa nel corso dell’assemblea pubblica dal titolo “Quale futuro per il Movimento No Ponte?”, svoltasi oggi presso il Salone dei Mosaici della Stazione Marittima di Messina e organizzata dalla Rete No Ponte – Comunità dello Stretto.
L’assemblea è stata introdotta dall’intervento di Nicoletta Dosio che, in rappresentanza della Valle che Resiste, ha portato il saluto del Movimento Valsusino e ha sottolineato come la posta in gioco della lotta contro le grandi opere non sia soltanto quella della difesa dalla devastazione ambientale quanto la disputa tra due modelli alternativi di gestione del territorio (predatorio uno, democratico e partecipato l’altro).
Nel corso dell’assemblea è stato ribadito che l’obiettivo della cancellazione della Stretto di Messina Spa non attiene esclusivamente alla cancellazione del progetto del Ponte, ma è anche espressione di un giudizio negativo di tutte quelle forme di partnership pubblico-privato che perimetrano i luoghi della decisione sui progetti di infrastrutturazione ed impediscono una reale partecipazione degli abitanti alla presa della decisione sul futuro dei propri territori. D’altronde, è un dato ormai storicamente riscontrabile la sottrazione delle risorse pubbliche a vantaggio delle grandi società che si spartiscono le opere pubbliche, è ormai un dato storicamente riscontrabile il grado di responsabilità della politica delle grandi opere nell’implementazione del debito pubblico senza alcun vantaggio per il territori e i suoi abitanti. La Stretto di Messina Spa non va, quindi, trasformata o sostituita con struttura omologa, ma vanno costruiti, al contrario, istituti di partecipazione democratica diffusi e orizzontali che consentano a tutti di decidere del proprio futuro e di mantenere un controllo sulla realizzazione delle opere. Da questo punto di vista vanno anche valorizzate quelle espressioni di autogestione, autorganizzazione e welfare dal basso che nei territori si danno (pensiamo, ad esempio, per Messina all’esperienza di recupero dell’area dell’ex Sea Flight) e che, lungi dall’essere fenomeni marginali, rappresentano una sperimentazione di partecipazione libera dai condizionamenti burocratici e di mercato.
Nel corso della discussione, che si è protratta anche nel pomeriggio, è stato ribadito che la Rete No Ponte – Comunità dello Stretto mantiene una struttura assembleare e che quella della elaborazione collettiva rimane la sede unica di formazione delle decisioni sugli obiettivi e le pratiche che si intendono perseguire.
Dal punto di vista delle prossime mobilitazioni l’assemblea ha deciso di contrastare l’iter di un Ponte che il Governo ha deciso di non fare, ma che continua ad essere una fonte di spesa di risorse pubbliche (non si capisce, da questo punto di vista, che senso abbia la concessione di uno stabile dell’Università ad Eurolink, visto che non deve farne nulla), di lavorare per una iniziativa a carattere generale contro le grandi opere e in sostegno della lotta No Tav, di lavorare per un appuntamento estivo di approfondimento e mobilitazione e, soprattutto, di partecipare al movimento generale in difesa dei diritti del lavoro, contro i processi di privatizzazione e per la salvaguardia e l’estensione dei beni comuni.
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